L'uso degli acronimi di cui il vocabolario politico, ma anche dell'informazione, si va ormai riempiendo ci riporta alle lucide analisi di George Orwell su gli usi e gli abusi del linguaggio, e su quella che chiamò la neolingua, sintomo di un potere totalitario che si afferma anche attraverso la “pulizia del linguaggio”, lo svuotamento di significato e l'uso di acronimi. Così si esprime in 1984, primo romanzo distopico scritto nel 1948:
“Anche nei primi decenni del XX secolo le parole e le espressioni a incastro avevano costituito una delle caratteristiche del linguaggio politico e si era osservato che la tendenza a usare acronimi era più marcata nelle organizzazioni e nei paesi totalitari. Si pensi a parole come Nazi, Gestapo, Comintern, Agitprop. All'inizio una simile pratica aveva avuto, per così dire, una base istintiva, ma nella neolingua vi si era fatto ricorso in maniera assolutamente cosciente. Si era compreso che nell'abbreviare in tal modo una parola, se ne restringeva e alterava sottilmente il significato, eliminando gran parte delle associazioni mentali a essa connesse. La voce Internazionale Comunista, per esempio, evoca tutta una serie di immagini: fratellanza universale, bandiere rosse, Karl Marx, la Comune di Parigi ecc., laddove la parola Comintern trasmette solo l'idea di un'organizzazione chiusa e di un corpo dottrinario ben definito. La parola Comintern può essere detta quasi senza pensare, mentre l'espressione Internazionale comunista richiede che la mente vi indugi almeno per un attimo. […] L'intento era quello di rendere il discorso il più possibile indipendente dall'autocoscienza. […] un membro del Partito, quando veniva sollecitato a emettere un giudizio etico o politico, doveva essere in grado di sputar fuori le opinioni corrette con lo stesso automatismo con cui una mitragliatrice spara i suoi proiettili. […] Il linguaggio gli forniva uno strumento semplicissimo, mentre la struttura delle parole, fatte di suoni aspri e caratterizzate da una certa volontaria bruttezza, rendeva più agevole il processo. […] il lessico si restringeva: ogni riduzione era considerata un successo perché, più si riducevano le possibilità di scelta, minori erano le tentazioni di mettersi a pensare.”
Rosella Prezzo, filosofa e tra le fondatrici della Scuola di Alta Formazione Donne di Gioverno, curerà a fine settembre un'Accademia della Mestria Femminile:
Vademecum nei tempi bui. Attraverso il linguaggio
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Per il ciclo Le parole che curano, Rosella Prezzo accompagnerà gli iscritti e le iscritti a questi incontri a scoprire il valore del linguaggio e delle parole e l'importanza della cura nell'utilizzo di esse. Scarica la locandina e iscriviti a
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