Eva contro Eva, film del 1950

Aumentano le donne al potere e la misoginia si fa più sofisticata

di Annarosa Buttarelli, pubblicato su La Stampa il 7 Maggio 2023

Diffidare di quelli che “portano i vasi a Samo”. Chi ha letto Carla Lonzi – fondatrice del femminismo della differenza italiano – sa che questo monito, proveniente dalla saggezza greca, lo rivolgeva alle donne che esultano, senza se e senza ma, ad ogni “dono” che certi uomini offrono loro, con il sorriso sulle labbra.

Il nostro, sembra essere un tempo in cui piovono questo tipo di doni che portano in cauda venenum. La temperie contemporanea è talmente favorevole al protagonismo femminile da renderlo un sicuro tema per i commenti, sia perché è sostenuto dai femminismi, dagli algoritmi, dagli uomini di ogni parte politica a condizione che si vogliano rifare il trucco, questi ultimi, dopo essere stati accusati di misoginia da almeno duemila anni ad oggi. Ma c’è da essere sicure che la misoginia si sia improvvisamente estinta, dalle nostre parti, per il solo fatto che sulla scena politica istituzionale stanno prendendo posizione sempre più donne che acquisiscono posti di potere decisionale? Bisogna riflettere sui fenomeni con più precisione e più profondità, perché in realtà sta avvenendo un corto circuito non facile da individuare. Mentre, da un lato, è innegabile che la marcia rivoluzionaria delle donne sta effettivamente aprendo possibilità impreviste all’affermarsi anche istituzionale dell’autorità femminile; dall’altro lato, la sedimentata beffarda volontà di uomini di potere, sta approfittando della mutata situazione antropologica per cercare di mantenere il controllo gerarchico fratriarcale ad ogni livello della convivenza. Un esempio è quello della campagna in corso riguardante la “denatalità” in Italia: mentre finge di promuovere la generosità delle “mamme”, di nuovo indica l’utero come uno strumento a disposizione per sostenere il PIL o altre diavolerie che stanno aumentando l’ingiustizia sociale. L’ambiente del femminismo mondiale offre un altro buon esempio. Il successo dell’attuale premier italiana è senz’altro da festeggiare perché è meritato, perseguito con determinazione e coraggio, ottenuto per l’eccellenza della sua intelligenza e preparazione confrontata al resto della sua compagine di governo, che sta cercando di governare con autorevolezza. Ma, ecco che mangiata la foglia e visto l’appoggio dato anche dalle donne alla vittoria personale di Giorgia Meloni, si è pensato bene, uomini e donne power addicted, di cavalcare l’ondata femminista internazionale. Ora abbiamo in Italia e sugli schermi quotidiani: Giorgia Meloni, Elly Schlein, forse Mara Carfagna per il Terzo Polo, Marta Fascina e Marina Berlusconi, ecc.

Se ci concentriamo sulle guerre che si svolgono nell’ambito della politica rappresentativa, troviamo “i vasi a Samo”: quale piatto è più succulento per la misoginia covert che rendere protagoniste di uno scontro quotidiano le donne al potere? ES e GM sono chiamate spesso solo con il loro nome, come se Conte fosse sempre indicato come Giuseppe o Mattarella come Sergio. Ma sembra che siano costruite anche i conflitti tra le due protagoniste del Parlamento italiano: vengono istigate dai commenti sull’eleganza, sull’aspetto fisico, sul linguaggio complicato dell’una e sulla concisione dell’altra, sulla non canonicità della loro differente vita privata, sul corruccio e sulla serenità, poco per i contenuti differenti, comunque. Una classica scena da Eva contro Eva, con la complicità di certe donne. A proposito: forse si dovrebbe riconoscere la non bellicosità della premier verso la sua maggiore avversaria politica, mentre non appare vero il contrario, dato che la segretaria del maggiore partito di opposizione parlamentare non esita a rappresentarsi in trincea. Ma esiste una pratica politica – “trasversalità tra donne" – che rappresenta una risorsa per il rispetto reciproco, pure nella differenza di schieramento, necessaria per il riconoscimento reciproco di autorevolezza, per obiettivi comuni in ambito umanitario e femminile, per il meglio al mondo, in barba a Eva contro Eva.




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