Care ragazze fatevene una ragione la madre femminista insegna i limiti
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Care ragazze fatevene una ragione la madre femminista insegna i limiti

di Annarosa Buttarelli pubblicato su Lo Specchio domenica 23 Luglio 2023

Le vicissitudini del femminismo contemporaneo e i cambiamenti antropologici di superficie costringono anche i rapporti tra generazioni a un rinnovato travaglio e a nuove riflessioni. La cronaca nera o, semplicemente, la cronaca che racconta le cattive relazioni che sussistono tra i sessi e i generi, mostrano ancora una volta lo slittamento tra la presa di coscienza autonoma delle donne e la sussistenza di comportamenti maggioritari maschili che è impossibile evitare di definire sempre di nuovo patriarcali.

Questo fenomeno carsico crea numerosi problemi di comprensione dei comportamenti soggettivi e collettivi, dei fatti e delle conseguenze delle letture sbagliate di tutto questo. Le interpretazioni generali, dei social e dei media sono regolate, come sappiamo, dalla morale pubblica o, come meglio si dice oggi, dai concetti “politicamente corretti”, prodotti e riproposti, in tutto il mondo ormai, dalla ideologia neoliberista, sorretta anche dallo smarrimento della sinistra.

Di queste interpretazioni sbagliate sono vittima oggi le relazioni formative tra figli, figlie e madri che fuoriescono dal tracciato del dettato moralistico contemporaneo. Un buon esempio è offerto dalla riprovazione cui è soggetto il tentativo delle madri delle giovani donne di far comprendere loro come sia pericoloso abbandonarsi alla “libertà” nell’uso delle droghe, dell’alcol, della seduzione a prescindere dalle caratteristiche soggettive del sedotto, o, quel che è peggio, dei libidinosi in gruppo.

Le madri che osano insegnare i limiti da conservare, in conseguenza dell’attenta osservazione di cosa accade veramente nella realtà, vengono giudicate come cattive femministe, o peggio ancora, come madri tradizionaliste che ostacolano la libertà delle figlie, convinte quest’ultime di meritarsi la parità di genere, soprattutto nei comportamenti attesi dai maschi della loro età.

È esattamente il contrario: sono proprio madri come queste che svolgono il compito di accompagnare il cambio di civiltà che il femminismo mondiale sta costruendo e perseguendo. Il problema si annida nel lemma “libertà”, spesso sbandierato a sproposito per promuovere la prepotenza della mancanza di limiti della volontà individualistica: volere a tutti costi ciò che si vuole sulla spinta della pulsione del momento, senza alcuna capacità di riflessione, di relazione, di valutazione delle conseguenze. Esattamente ciò che insegna l’ideologia neoliberista, che porta al massimo livello la coazione a “consumare”, considerabile quasi benevola al confronto con la crudeltà dell’attuale dettato del “nessun limite”. Le madri, le insegnanti, le femministe che lottano contro tutto questo non sono politicamente corrette, ma sono lucidamente consapevoli che la libertà delle donne, giovani o meno, è tutt’altra cosa. Il movimento di liberazione delle donne ha oltrepassato l’obiettivo della parità per arrivare a fare il contropelo alla perversione che l’attuale moralismo impone alla parola “libertà”. Noi siamo libere perché vediamo chiaramente la realtà, le madri consapevoli sono libere perché contrastano la sopravvivenza del patriarcato sotto le mentite spoglie dei moderni ragazzi incapaci di trovare un orientamento che li porti oltre la pulsione decerebrata.

C’è un libro, passato quasi sotto silenzio qui in Italia, che può aiutare a comprendere Perché il patriarcato persiste? (VandA ed., 2022); è scritto da Carol Gilligan, la famosa autrice di Con voce di donna, e dalla psicoanalista Naomi Snider, sua allieva. Si scoprirà, tra l’altro, che la persistenza del patriarcato è soprattutto un grave problema psichico.




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