Educazione sessuale, educazione alla affettività, educazione al genere, sono diverse le formule proposte come esigenza perentoria alla mancanza di una formazione alla relazione fra i sessi ritenuta poco affrontata in famiglia e sempre più richiesta come tematica formativa della Scuola.
Qualche volta la delega è concepita come educazione alla salute sessuale e rivolta ai Servizi Consultoriali dedicati ai giovani.
Di questi temi ed esigenze ne parliamo da decenni con il risultato di avere solo una miriade di progetti di formazione dedicati agli adolescenti di carattere estemporaneo e variamente proposti da professionisti esterni al sistema scolastico. Anche la Convenzione di Istambul, legge per lo Stato Italiano al capitolo 14 invoca le Parti a includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado materiale didattico appropriato alla età. Solo l’Italia in compagnia della Grecia non ha strutturato questo impegno.
Oggi la correlazione fra violenza maschile sulle donne, educazione ai giovani maschi è diffusamente evocata come livello di prevenzione primaria.
Quel che si propone e si invoca a parole resta orfano di quella revisione critica necessaria sul come le agenzie formative hanno considerato queste esigenze educative e quali distorsioni anche cognitive ha procurato l’ equivoco del gender, allontanando il discorso sessuale nelle scuole per timore di reazioni ideologiche e censorie.
La riflessione pedagogica sul genere (costrutto sociale e culturale della differenza sessuale) ha definito da tempo delle traiettorie che dalla ricerca della uguaglianza e rispetto tra i sessi, giungono alla nascita del “pensiero della differenza” inteso come scoperta dell’alterità e valorizzazione della diversità.
Questo cambiamento di visione richiede una decostruzione critica del condizionamento dei ruoli, dei cosiddetti stereotipi che per gli educatori stessi non può prescindere da una propria esperienza di autocoscienza femminile e maschile.
In sostanza chi educa gli adulti? Come vivono loro stessi la sessualità e erotismo, la relazione fra i sessi?
Il declino del desiderio è una tendenza espressa dagli adulti quanto con espressioni diverse anche dai giovani. Ne attribuiamo ragione anche alle ampie sublimazioni virtuali che distraggono dalla dimensione relazionale della vita intima. La pornografia performativa ha ulteriormente alterato l’ approccio cognitivo ed emotivo alla sessualità. Seriamente in gioco sono l’identità maschile e femminile che ritroviamo in stato confusionale nei modelli relazionali messi in discussione dalla cultura antipatriarcale. La soglia comunicativa del sesso si è talmente abbassata di livello che paradossalmente rende difficile un approccio informativo serio. Le molteplici ricerche evidenziano ancora come le ragazze ricevono un’educazione sessuale dalle madri dettata dal menarca, mentre i maschi sono poco accompagnati dai padri nella crescita sessuale. Salvo poi cercare sempre di più consulenze ai terapeuti dell’età evolutiva quando trovano sulle chat dei loro figli video di natura violenta socializzati senza attribuzione di signifcati. Limiti e confini che online non si possono apprendere e rendono ancora più grave l’assenza degli adulti. Così la comunità dei giovani resta molto sola, confusa ed eccitata. Per gli adulti il passaggio dal patriarcato alle nuove mascolinità, dal femminismo alla femminilità libera e consapevole sono ancora in uno stato di transizione incerta e spesso anche ambigua.
Fare educazione è dunque un processo di autoeducazione, di revisione culturale dei modelli sessuali interiorizzati e trasmessi tra generazioni.
Senza colpevolizzare internet e la cultura massmediadica i temi da proporre nella educazione sessuale di oggi non sono solo le pulsioni sessuali, la fisiologia degli organi genitali, ma la sessualità agita senza corpo, il sexting, la pornografia, il revenge porn, la gestione non aggressiva dei conflitti, la reificazione della persona, la continua trasformazione degli stereotipi di genere.
Occorre proporre l’accesso anche ai temi emergenti della correlazione e separazione fra sessualità e procreazione, delle incursioni tecnologiche sulla riproduzione umana e sul destino umano della nascita. La comunità educante va pensata sempre più allargata, matura e responsabile.
La nostra Scuola di Alta Formazione Donne di Governo ha una vocazione ben orientata ad affrontare le riflessioni della contemporaneità, riconoscibile negli impegni di formazione a diversi livelli istituzionali ed accademici anche sulla cura del linguaggio, delle rappresentazioni di genere, della vita relazionale ed affettiva delle persone. Siamo parte attiva e propositiva del cambiamento culturale che si eleva a gran voce quando il dibattito si accende sulla cronaca sconcertante di sessismo dilagante.
Giovanna Piaia, presidente Fondazione Scuola di Alta Formazione Donne di Governo