Ecco un nuovo appuntamento con la rubrica di approfondimenti sull'arte La nostra pinacoteca a cura di Francesca Mellone che vuole rivelare il contributo di alcune artiste nella storia dell'arte e dell'immaginario estetico.
Corolle di carta
Mary Delany (1700- 1788)
Mary Granville Delany nasce a Coulston nel Wiltshire, il 14 maggio 1700, da una famiglia altolocata, anche se non ricca: il padre è il colonnello Bernard Granville, lo zio è George Granville, Barone Lansdowne.
La famiglia decide di trasferirsi a Londra dove Mary, ancora bambina, va a vivere con la zia, Lady Stanley, nell’intento che la giovane riceva un’educazione consona a diventare un giorno Damigella d’onore. Allo scopo, Mary è orientata allo studio di più lingue, apprende i modi di Corte, si dedica alla musica, al ballo e al cucito. La morte della regina Anna sconvolge i piani della famiglia, indotta a pianificare per la giovane un matrimonio combinato con Alexander Pendarves, facoltoso possidente terriero. Rimasta vedova, e non avendo una propria casa, poiché il marito non aveva aggiornato il testamento a suo favore, Mary è costretta a vagabondare accettando l’ospitalità ora di uno ora di altro parente. Nel 1732 conosce l’ecclesiastico irlandese, Patrick Delany, Decano di Down, che, undici anni dopo, sposa e segue a Dublino. Le passioni di Mary sono: il giardinaggio, la pittura, la musica il ricamo, le arti decorative, ma soprattutto l’osservazione delle piante. Alla morte del coniuge Mary torna in Inghilterra dove trascorre lunghi periodi a casa dell’amica Margaret Bentinck, duchessa di Bulstrode, nel Buckinghamshire. Nel 1785, per concessione di Giorgio III riceve, ormai ottantacinquenne, una pensione di 300 sterline e un cottage reale a Windsor dove muore il 15 aprile del 1788.
Per quasi l’intera vita, la sua passione per la botanica era rimasta segreta; solo a compimento del settantunesimo anno di età, decide di comporre il suo primo collage floreale, cui ne seguiranno altri 984. Mary seleziona con cura i fiori, li scompone per scoprirne l’anatomia, ne studia ogni particolare e, poi, incollando su sfondo nero ritagli di sottilissima carta-tessuto, da lei stessa colorata, ne crea la perfetta riproduzione. Ogni manufatto riporta: sul fronte, un’etichetta con i nomi della pianta, linneani e comuni, il monogramma ‘MD’; sul retro, data e luogo di esecuzione, il donatore dell’esemplare e il numero di collezione. Si avvale di: una pinzetta, un punteruolo, una cartella di osso piatto per piegare la carta, pennelli di diversa ghiera, mortaio e pestello per macinare il pigmento che, affinché acquisti brillantezza e plasticità, amalgama al miele. L’idea nasce per caso quando coglie la similitudine tra un petalo di geranio caduto sulla scrivania di ebano e un pezzetto di carta rossa. Mary, si dedica ai suoi “mosaici di carta”, come amava definirli, fino all’età di 88 anni quando, per problemi legati alla vista, è costretta a interrompere. Oggi i suoi lavori, molti del quali conservati al British Museum di Londra, rientrano nel novero degli "erbari” con la dizione "Flora Delanica".
L’esattezza scientifica si evidenzia nelle immagini qui riportate. Si osservi, come esempio, il giglio di mare con i suoi petali nastriformi e i granelli di polline danzanti nella sostanza scura e compatta del fondale
;o il trasparente involucro dell’alkekengi dove l’arancio del frutto raccoglie il rintocco della luce;
o i rossi ombreggiati della malvarosa:
e della rosa gallica:
o, ancora, l’azzurro intatto del fiordaliso:
Qualcosa, insomma, che si avvicina al meraviglioso catasto floreale, i cui colori anche qui esaltati dal campo scuro, presente nella Primavera (1482, part.) di Sandro Botticelli, dove perfezione armonia e conoscenza sfociano in una inarrivabile bellezza.