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di Annarosa Buttarelli, pubblicato su "Lo Specchio" de La Stampa, domenica 10 Novembre 2024
Sui manuali di storia più attenti alla storia dell’umanità si trova scritto che, nel ‘900 e a parte quella freudiana, l’unica rivoluzione riuscita senza spargimento di sangue e senza presa del potere è quella femminista. È vero, anche se trovo imprecisa l’indicazione perché, in realtà, si dovrebbe dire che è l’unica rivoluzione in corso: come sosteneva Carla Lonzi, il femminismo è “l’eterna istanza delle donne”. La sua bellezza, la sua eleganza e le sue ragioni vanno mantenute, insieme alla sua radicalità, qualsiasi sia l’istanza femminile che porti avanti. Ma le cose si stanno ingarbugliando e confondendo, tanto che si è obbligati ormai a parlare di “femminismi”, usando malamente quel plurale che piace tanto agli adoratori e alle adoratrici del caos cognitivo contemporaneo.
Nei tempi in cui viviamo, scossi da pandemie e da guerre ci saremmo aspettate/i forse contestazioni, sommosse, ribellioni per una sanità che non c’è, per un lavoro che non c’è, per una scuola che non c’è, per un futuro che non c’è, per nuovi rapporti tra donne e uomini, innanzitutto. E invece il profondo degrado del legame sociale ha fatto emergere in superficie una battaglia, spesso violenta, attorno a parole feticcio. Il linguaggio pubblico ha un volto manipolatorio tanto che si è elaborata la formula “epoca del caos cognitivo” per descrivere l’incapacità di distinguere il vero dal falso, le parole che fanno ammalare, le parole che curano. Il giornalismo si trova oggi di fronte a sfide senza precedenti, tra fake news, disinformazione e la pressione delle narrazioni sensazionalistiche.
Due donne di governo, due sindache diverse tra loro per storia, formazione, contesto. Ma accomunate da un grande senso di responsabilità per la propria comunità. Una è sindaca in provincia di Treviso, l’altra in provincia di Cosenza. Entrambe al terzo mandato, come consente la legge ai comuni sotto i 15.000 abitanti.
Nell’ultimo decennio si è assistito a una forte rivalutazione della fotografe e artiste che hanno usato il mezzo fotografico come forma di linguaggio.
In questa Accademia, più che ricostruire la storia delle donne fotografe, ci preme riflettere su come molte autrici abbiano apportato un vero rivolgimento, per non dire una rivoluzione, nella storia della fotografia: hanno infatti messo in gioco una sensibilità artistica diversa e hanno fatto emergere temi nuovi, che senza di loro sarebbero rimasti celati a causa di forti rimozioni sociali e culturali. Grazie a loro la fotografia è divenuta uno strumento di riflessione non solo sul linguaggio visivo, ma anche sulla soggettività femminile, sulla storia delle donne, le loro relazioni, i loro sogni e sentimenti…
Settembre insieme a Carla Lonzi, una figura fondamentale per il femminismo italiano ed internazionale. Una serie di appuntamenti imperdibili organizzati in collaborazione con la Fabbrica del Vapore Comune di Milano, progetto all'interno di REVOLUTION IS WOMAN Milano Città delle donne, delle bambine e delle ragazze. Saranno organizzate tre lezioni alle ore 18 dal 24 al 26 settembre e una tavola rotonda aperte a tutti sabato 28 ottobre alle ore 16.00.
Il corso nasce per sostenere una novità storica: il protagonismo femminile nella convivenza e nel mondo del lavoro. Una presenza che non può essere semplicemente un fenomeno del momento: da qui la necessità di formare e di informare - donne e uomini - dell'esistenza di pensieri e di pratiche differenti da quelle che conosciamo abitualmente, ormai inefficaci. Infatti, il patriarcato, che ha dominato per millenni, non è più il regolatore dei legami sociali, sebbene le istituzioni politiche, culturali e religiose funzionino ancora secondo logiche monosessuate al maschile e siano attraversate da una misoginia spesso inconsapevole. Il problema è trovarsi formati e formate a affrontare la crisi contemporanea delle istituzioni e lavorare per un cambio di civiltà.
185 sindache elette nell’ultima tornata amministrativa, erano 12 nel 1946, una Novità Storica.
Le donne fanno le Sindache protempore, non si appropriano della carica di Sindache.
Essere sindache significa tessere relazioni, perché i saperi e le pratiche siano condivisi, affinché diventino patrimonio comune, esercitare la propria responsabilità, perché loro, le sindache hanno l’autorevolezza loro riconosciuta dalle donne e dagli uomini, che le hanno elette.
La pratica del “prendersi cura” rinnova la politica amministrativa e presenta la capacità generativa trasformatrice delle donne, all’interno del contesto sociale e culturale di ogni città.
di Annarosa Buttarelli, Direttrice Scientifica della Fondazione Scuola Alta Formazione Donne di Governo - Pubblicato su Doppiozero.com.
Siamo in un’epoca di “caos cognitivo” che si è preso molti cervelli nel mondo. Spesso anche quelli che si ritenevano cervelli migliori, a sinistra, paiono brancolare nel buio e non comprendere cosa accade veramente nella realtà quotidiana. Molti concordano nel pensare che sia perché la sinistra istituzionale si è adattata all’andamento confuso del cosiddetto capitalismo neoliberista finanziario, adattamento che collabora con la fine del pensiero critico attraverso l’elaborazione del cosiddetto “politicamente corretto”, altrimenti pensabile come morale pubblica imposta soprattutto attraverso i media, social compresi.
Da qualche giorno la stampa ha portato all'attenzione generale la decisione della neodirettrice della Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Renata Cristina Mazzantini, di restituire i fondi archivistici e le opere depositate in comodato presso la sua istituzione a causa dei lavori di ristrutturazione per la riqualificazione dei livelli interrati e seminterrati della sede di Viale delle Belle Arti.
Pur non entrando nel merito delle giustificazioni tecniche e giuridiche alla base di questa scelta, destano molta preoccupazione le dichiarazioni che la Direttrice ha rilasciato il 30 maggio alla rivista online Artribune.
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