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Continua la guerra quotidiana che nessuno chiama tale. È la guerra sui corpi inermi di donne (anziane, giovani, giovanissime), con i suoi bollettini di morte, ferite, sopravvissute (che vanno ad alimentare in notevole proporzione il numero delle “persone portatrici di handicap”).
Una guerra che trascina anche con sé le vite di bambine e bambini orfani, segnati a vita e lasciati senza sostentamento. Una guerra per la quale non si prospetta nemmeno la pace, l’armistizio, il cessate il fuoco, ma solo pene più severe. Si piangono e si contano le “cadute”, si hanno reazioni emotive, moti di indignazione ma la guerra continua immutata; anzi, si rinnova nell’età sempre più giovane delle vittime e dei loro carnefici (formati nella visione della pornografia più sadica in cui le donne sono sempre lì pronte e felici di esaudire le fantasie più perverse degli uomini). In questa guerra variano magari le armi: dalla pistola al coltello alla pietra alle mani nude, in una sorta di macabra regressione di quegli “strumenti contundenti” di cui si è dotata “la civiltà”.
Gli incontri sono dedicati a tre artiste, partecipi – ognuna sulla base di un linguaggio intimamente proprio - del radicale riesame dei codici figurativi attuata dalle avanguardie artistiche del Novecento.
di Nadia Lucchesi, 25 Aprile 2025
A parlar bene di Papa Francesco non si sbaglia: chi ne parla male, per lo più, sogna una Chiesa “indietrista”, che si fa setta, che non sa rapportarsi con le sfide del presente e dimentica che la tradizione “è sempre aperta, come le radici dell’albero, e l’albero cresce”.
Parlando bene di Papa Francesco si confermano le sue scelte coraggiose: la sua costante fede nella pace, perché “la speranza non delude” anche quando tutto parla di guerra; il suo riconoscimento del valore del dialogo nel contesto globale segnato da "intolleranza e odio"; la sua attenzione per le "periferie esistenziali"; la sua preoccupazione per i migranti, per la tragedia delle morti in mare; il suo amore per la povertà, accolta come sorella; la sua visione del Creato, che va custodito e rispettato.
di Annarosa Buttarelli, pubblicato su Specchio de La Stampa domenica 6 Aprile 2025
Si è sempre detto che la legge segue i cambiamenti avvenuti nella società, che li registra e li rende evidenti agli occhi di tutti. Nel disorientamento generale, abbiamo ancora questo senso comune? A me sembra, riflettendoci, che in questa transizione storica la legge si sia agganciata piuttosto al mainstream, ovvero alla morale imposta pubblicamente. Oppure, solleciti in modo sorprendente quel cambiamento della mentalità che un tempo doveva fare da traino.
La guerra e la pace sono temi che attraversano la storia dell’umanità, ma oggi più che mai si impongono alla nostra attenzione attraverso le immagini e le narrazioni dei conflitti in corso, una comune esperienza delle guerre soltanto viste attraverso gli schermi. Per questo la Fondazione propone un'Accademia a cura della filosofa Rosella Prezzo, autrice del libro uscito da poco: Guerre che ho (solo) visto (Moretti & Vitali).
Proponiamo l'intervento di Maria Grazia Caligaris, Presidente dell'associazione culturale "Socialismo Diritti Riforme ODV" in occasione dell'incontro "Donne al vertice: basta essere una donna?" svoltosi nell'Aula consiliare del Comune di Assemini.
La mia riflessione, con umiltà, intende partire dal quesito posto a fondamento della tavola rotonda. “Donne ai vertici: basta essere una donna?”. Un quesito che usando l’artificio retorico, ha già una risposta. Certo non basta essere donna per cambiare le dinamiche comportamentali nel ricoprire un incarico di vertice, ma sono convinta che possa fare la differenza. Ovviamente devono sussistere delle condizioni di garanzia. I diritti purtroppo non sono acquisiti per sempre e soprattutto in questo momento storico vengono messi in discussione, anche se al governo del nostro Paese c’è una premier donna.
Se il numero di donne in ruoli di potere aumenta, seppur lentamente, l’autorevolezza e l’autorità femminile faticano ad affermarsi davanti alle tante difficoltà che la politica delle donne continua vivere in tutti i campi dalla salute alla scuola, dal lavoro alle amministrazioni pubbliche. Quali sono le pratiche e le esperienze positive dell’esercizio di potere di origine femminile capaci di trasformare le istituzioni pubbliche di origine patriarcale?
“Donne di governo. La novità storica” è in prima linea su questi temi e periodicamente, in modo costante, organizza proposte formative, giornate di studio e occasioni di incontro, per tutte le donne impegnate in responsabilità politiche, pubbliche e amministrative, in tutta Italia. Abbiamo incontrato più di 250 donne durante gli appuntamenti in Lombardia, Emila Romagna, Marche, Lazio e Veneto, creando uno spazio trasversale a tutte le appartenenze di partito.
Si svolgerà il prossimo 24-25 gennaio ad Assemini, in provincia di Cagliari una due giorni di formazione, “Donne ai vertici: Basta essere una donna?”, organizzata insieme all’Assessorato alla Cultura del Comune di Assemini.
di Annarosa Buttarelli, filosofa e Direttrice Scientifica della Scuola di Alta Formazione Donne di Governo
pubblicato su Tuttolibri de La Stampa - sabato 28 Dicembre 2024
I vent'anni trascorsi dalla morte di Susan Sontag hanno condotto il mondo ad essere molto differente da quello del 2004, eppure la signora del Camp ha lasciato tracce inquiete che sembrano profetizzare le vertiginose evidenze in cui viviamo oggi. In Control'interpretazione, uno dei suoi saggi più letti anche in Italia, definisce bene il suo programma Camp, esistenziale e di scrittura: vedere il mondo come fenomeno estetico.
Il Corso di alta formazione dell'Università di Padova in “Generi e salute. Esplorare e comunicare la cultura del benessere” è incentrato su tematiche legate alla salute e alla comunicazione della salute, analizzate attraverso l’approccio inclusivo delle gendered innovations. Il percorso formativo si propone di offrire a coloro che operano in diversi ambiti lavorativi, sia pubblici che privati, gli strumenti e le competenze necessarie per comunicare la salute e il genere, non solo in termini di contenuti (medici, biologici, psicologici e sociali), ma anche di linguaggio, nella consapevolezza dell’importanza di un uso appropriato dello stesso, che tenga conto delle diverse esigenze e della necessità di adeguarsi ad esse.
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