di Annarosa Buttarelli
DeA donne e altri, 15 MARZO 2018
Come previsto, si sta tentando di occupare lo spazio lasciato vuoto di senso dalle ultime strampalate elezioni con le consuete analisi sugli “errori che abbiamo fatto a sinistra”, con il “dove abbiamo sbagliato”, con il “potevamo evitare”, ecc. ecc.
È possibile che l'ondata populista travolga ancora e ancora tutto questo interrogarsi consueto e tutte le consuete analisi che ritengo, se non sbagliate, quantomento incongrue e insufficienti.
Penso sia necessario, almeno tra donne pesanti e tra quelle fedeli al femminismo radicale, riconoscere che si può ritenere una responsabilità storica delle donne il non avanzare, e non studiare come sostenere con autorevolezza le ragioni popolari, strappandole alla deriva populista. Le donne che oggi si mettono in lista, che sono già o che andranno in Parlamento, che fanno o che faranno le ministre, le sottosegretarie, le segretarie, ecc. ecc. probabilmente continueranno a commettere il peccato di omissione o di ignavia nei confronti delle pratiche politiche e della sapienza femminile pazientemente guadagnate nei secoli, per non dire nei millenni. E rimanendo nell'ignavia e nell'omissione determineranno ciò che è evitabile, come sono evitabili i riti del potere misogino, delle bugie di Stato, della mortificazione del merito, della corruzione. Se tutto questo non è ancora evitato nella politica istituzionale, non si può più dire che è “colpa” degli uomini, i quali sappiamo bene quanto amino anche le loro catastrofi, quanto le incubino con un certo godimento, indifferenti alle conseguenze per tutti e per tutte. Oggi, è responsabilità piuttosto grave non onorare con tutta la forza e l'autorità necessarie ciò che è stato fatto e pensato dalle nostre simili, un cammino che ha condotto la rivoluzione femminista al punto in cui è oggi, mentre non smette di proseguire. Noi sappiamo, possiamo, pensiamo amorevolmente per tutti. Lo stanno mostrando le compilatrici dei manifesti che stanno facendo fare un passo avanti alla rivoluzione delle donne: #timesup, #metoo, #wetoo, dissenso comune, 8MHuelga feminista, …
Nelle istituzioni è scomparso il coraggio che ha animato quelle che hanno scritto dall'interno del PCI “La carta delle donne”, ormai molti anni fa? Oggi manca il coraggio e la sapienza per scrivere il manifesto delle donne che intendono occupare gli spazi di governo in cui finalmente sia dichiarata finita la subordinazione al sistema delle pratiche misogine dei partiti e delle istituzioni?
Stiamo cercando una risposta, mentre cerchiamo di tenere ben presente che TIME'S UP vuol dire anche IT'S TIME.
Immagine: Dadamaino, Il movimento delle cose