yayoi kusama - inifinity nets
Featured

La guerra millenaria alle donne - di Rosella Prezzo

Continua la guerra quotidiana che nessuno chiama tale. È la guerra sui corpi inermi di donne (anziane, giovani, giovanissime), con i suoi bollettini di morte, ferite, sopravvissute (che vanno ad alimentare in notevole proporzione il numero delle “persone portatrici di handicap”).

Una guerra che trascina anche con sé le vite di bambine e bambini orfani, segnati a vita e lasciati senza sostentamento. Una guerra per la quale non si prospetta nemmeno la pace, l’armistizio, il cessate il fuoco, ma solo pene più severe. Si piangono e si contano le “cadute”, si hanno reazioni emotive, moti di indignazione ma la guerra continua immutata; anzi, si rinnova nell’età sempre più giovane delle vittime e dei loro carnefici (formati nella visione della pornografia più sadica in cui le donne sono sempre lì pronte e felici di esaudire le fantasie più perverse degli uomini). In questa guerra variano magari le armi: dalla pistola al coltello alla pietra alle mani nude, in una sorta di macabra regressione di quegli “strumenti contundenti” di cui si è dotata “la civiltà”.

Il femminicidio come crimine, ma non basta

In molti, certo, hanno ormai realizzato che il femminicidio è un crimine che va perseguito penalmente. In molti di meno, però, ammettono che sia una questione riguardante gli uomini nel loro esercizio di dominio. E così continuiamo a sentire ministri e giornalisti d’ogni rango affannarsi a consigliare alle donne e alle ragazze di stare “attente al lupo” (un’entità di natura altra da sé, ferina e non umano-maschile), di vestirsi con moderazione o, proseguendo nella favola, di rifugiarsi, in caso di pericolo, in chiesa o in farmacia (ammesso che siano sempre aperte, a portata di mano e di turno, e che il buon prete o il buon farmacista sia poi tale).

Dovrebbe essere, invece, evidente a tutti che la guerra dei femminicidi non è un fenomeno emergenziale, improntato cioè ad eccezionalità, ma strutturale e pervasivo. È l’esito cruento di una malattia mentale di cui è affetta un’intera società che si innesta nelle sue radici misogine, in cui le donne continuano ad essere al fondo immaginate (anche se non dette) come incubatrici di nascite e/o luoghi del sesso da usare e possedere. Ed è su questo che, secondo immaginari arcaici che riemergono con più forza in tempi di revanche machista, l’identità virile di dominio si basa.

Educazione a una sensibilità differente

Pur non criticandola, non penso però che la cosiddetta “educazione sentimentale” o “sessuale” a scuola (che per altro si fa in molti paesi, ma che non per questo diventano esenti dai femminicidi) sia efficace. In primo luogo perché credo che strutturarla come ulteriore materia di studio induca gli studenti a pensarla come artificiosa, una fatica in più, un peso esterno e non un intimo modo di essere e di sesno. È nella pratica della con-vivenza della comunità scolastica che essa va piuttosto fatta vivere (a cominciare dagli e dalle insegnanti con le e gli studenti). Ma, soprattutto, inserendo (e non forzosamente, secondo il rito dell’“inclusione”) le opere di poetesse, scrittrici, scienziate, pensatrici, artiste (ormai c’è solo l’imbarazzo della scelta) che fanno parte e hanno alimentato e continuano a produrre la cultura di un paese e del mondo. I giovani si formerebbero attraverso e si confronterebbero con altre sensibilità e immaginari, differenti visioni della vita e della realtà. E le donne sarebbero presenze riconosciute come guide culturali e di produzione simbolica e non entrerebbero nel loro mondo solo come corpi sessuati su cui ergersi o da forgiare in funzione del piacere altrui. Anche in questo caso, dal mio punto di vista, più che rimanere nell’idea di contrastare la guerra, bisognerebbe sostanziare la pace.

In copertina, Yayoi Kusama - Infinity nets




Potrebbero interessarti anche:

Ricevi tutti gli
aggiornamenti!

È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento facendo clic sul collegamento nel footer delle nostre mail. Usiamo Mailchimp come piattaforma di marketing. Cliccando per iscriverti, accetti che le tue informazioni saranno trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Scopri di più sulle pratiche sulla privacy di Mailchimp.

Scuola Alta Formazione Donne di Governo


L'unica istituzione femminile dedicata a una nuova formazione, che offre a tutti e a tutte la possibilità di realizzare un cambio di civiltà nei vari aspetti del cammino umano: scuola, cultura, economia, famiglie, arti, scienze.

Seguici su e su