Questa estate non ci lascia tranquille, né tranquilli a noi donne e uomini con coscienza. Il mondo sta correndo davvero un pericolo grande, mentre la disumanizzazione di ogni aspetto dei legami sociopolitici e delle istituzioni sta procedendo a spron battuto. Chi ha a cuore la verità e le sorti di un futuro molto prossimo non può esimersi dal fare quadrato attorno a Francesca Albanese. Una grande figura di intellettuale onesta con un'anima luminosa come ormai poche sono rimaste. Ho firmato questo appello che si rivolge al capo dello Stato soprattutto, sperando che l'acquiescenza colpevole non abbia inghiottito anche lui. Circolano numerose raccolte di firme per aderire ad appelli tutti accorati. Scegliete quello che volete, ma scegliete. Io ho messo la mia firma personale a questo invitando la Fondazione a fare altrettanto perché compaiono persone con cui lavoriamo. Però ho messo la firma personale anche a altri appelli che stanno raccogliendo le adesioni per candidare al Nobel per la Pace Francesca Albanese, insieme ai medici presenti a Gaza. Teniamo conto che Albanese ha tutti i beni bloccati dal governo USA. E ha fatto da sempre il suo lavoro pro bono.
Annarosa Buttarelli, Direttrice Scientifica Fondazione Scuola di Alta Formazione Donne di Governo
Dal sito di Tlon
Noi sottoscritti,
intellettuali, artisti e artiste, scrittori e scrittrici, cittadini e cittadine impegnati nella difesa dei diritti umani e della giustizia internazionale, esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per le sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro la Dottoressa Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967.
Le sanzioni annunciate il 9 luglio 2025 dal Segretario di Stato americano Marco Rubio rappresentano un tentativo esplicito di distogliere l’attenzione mondiale dalla catastrofe umanitaria in corso a Gaza. Mentre si cerca di silenziare chi documenta questa tragedia, oltre 60.000 palestinesi hanno perso la vita, di cui più della metà donne e bambini. Intere famiglie sono state cancellate dai registri civili. Il 90% della popolazione di Gaza è stata sfollata, spesso più volte. Ospedali, scuole, università, luoghi di culto, infrastrutture civili essenziali sono stati sistematicamente distrutti.
Il lavoro di Francesca Albanese ha il merito di aver portato alla luce non solo la dimensione umana di questa tragedia, ma anche i meccanismi economici che la perpetuano. Il suo report From Economy of Occupation to Economy of Genocide documenta come la sofferenza del popolo palestinese sia diventata fonte di profitto per un complesso sistema di interessi corporativi e finanziari. Tentare di silenziare questa voce significa tentare di nascondere la verità su Gaza al mondo.
Non possiamo permettere che le sanzioni contro chi documenta le violazioni dei diritti umani diventino uno strumento per perpetuare l’impunità. La strategia di colpire i messaggeri per nascondere il messaggio è antica quanto la tirannia stessa. Ma la verità su Gaza non può essere cancellata con decreti o sanzioni economiche. Le immagini dei bambini sotto le macerie, dei genitori che piangono i figli, delle famiglie che cercano acqua potabile e cibo continueranno a interpellare le nostre coscienze.
Pertanto:
- Chiediamo l’immediata revoca delle sanzioni contro Francesca Albanese e il pieno riconoscimento del suo diritto-dovere di documentare la situazione a Gaza e in tutti i territori palestinesi occupati.
- Esigiamo che la comunità internazionale agisca con urgenza per fermare la catastrofe umanitaria a Gaza, garantendo l’accesso immediato agli aiuti umanitari, la protezione dei civili e il rispetto del diritto internazionale umanitario.
- Riaffermiamo che documentare e denunciare le violazioni dei diritti umani, ovunque esse avvengano, non è un crimine ma un imperativo morale e giuridico.
- Denunciamo ogni tentativo di utilizzare accuse strumentali di antisemitismo per silenziare legittime critiche a politiche governative che violano il diritto internazionale. Criticare le azioni di uno Stato non significa discriminare un popolo o una religione.
- Chiediamo al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Ministro degli Esteri Antonio Tajani di difendere una cittadina italiana sanzionata per aver svolto il proprio mandato ONU. Il silenzio delle nostre istituzioni di fronte a questo attacco senza precedenti sarebbe inaccettabile.
- Invitiamo il Parlamento italiano a esprimersi con una mozione unitaria per la protezione diplomatica di Francesca Albanese.
- Esprimiamo la nostra piena solidarietà a Francesca Albanese e a tutti coloro che, rischiando ritorsioni personali, continuano a portare testimonianza della verità su Gaza.
- Ci impegniamo a mantenere viva l’attenzione sulla situazione a Gaza, a sostenere le iniziative umanitarie, culturali e legali volte a proteggere i diritti del popolo palestinese e a promuovere una pace giusta basata sul diritto internazionale.
Il silenzio su Gaza è complicità. L’indifferenza di fronte alla sofferenza di un intero popolo è una macchia sulla coscienza dell’umanità.
Sostenere Francesca Albanese significa non solo difendere la libertà di espressione e il sistema internazionale di protezione dei diritti umani, ma anche affermare che la vita di ogni essere umano ha uguale valore e dignità, che si tratti di palestinesi o israeliani, di bambini di Gaza o di qualsiasi altra parte del mondo.
La storia ci giudicherà per quello che avremo fatto o non fatto di fronte a questa tragedia. Scegliamo di stare dalla parte di chi ha il coraggio di documentare la verità, di chi non distoglie lo sguardo, di chi continua a credere che un altro mondo sia possibile.
Per Gaza. Per la verità. Per la giustizia.
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