di Annarosa Buttarelli, filosofa e saggista.
Tra le fondatrici della Scuola di Alta formazione Donne di Governo.
*Proprio sulla 27esima ora, qualche anno fa, si aprì un dibattito sui femminismi e sulla possibilità che fosse, o non fosse, percorribile una strada per un'intesa comune. Era una buona idea per tentare di far rinascere un movimento unitario delle donne in Italia. Un movimento che invece si è ulteriormente frammentato, anche se i femminismi resistono come pure la politica della differenza, che nutre il femminismo radicale ma non può contare al presente su di un movimento un tempo sostenuto da un lavoro collettivo di pensiero.
La temporanea, spero, scomparsa del movimento non significa che il femminismo in Italia sia finito, tutt'altro, ma è sospesa la capacità delle femministe attuali di saper configgere tra di loro con signoria, lealtà e rispetto dell'autorità femminile.
A parte le pensatrici della differenza sessuale, che ancora oggi si impegnano a indicare uno stile del conflitto tra posizioni che non cancelli l'avversaria, né la desautori, seconda la logica binaria amico/nemico, come invece si fa con una eccessiva disinvoltura anche tra donne. Ricordo una maestra di filosofia, Luisa Muraro, che si dà come compito, e ci esorta a fare altrettanto, di non parlare mai "male" pubblicamente di un'altra donna anche se avversaria. Ed è coerente con questa pratica che evita il brutto spettacolo di donne che si attaccano tra di loro disordinatamente, anche se dichiarano di battersi per la causa della libertà femminile, un altro modo di chiamare il femminismo. Muraro ha dato una lezione di stile di conflitto con una lettera (pubblicata sul sito della Libreria delle Donne di Milano e qui ripresa) rivolta alle ministre Bonetti e Bellanova, in cui le esortava a "dare il vostro contributo, lo sapete fare".
Diceva loro, in sostanza, di assumersi in prima persona il compito, dall'interno del governo in carica, di migliorare autorevolmente il lavoro del governo stesso, senza aderire a un particolare schieramento partitico, dal quale non dipendono più nel momento in cui hanno giurato come ministre davanti al presidente della Repubblica. Ci ha mostrato ancora una volta come si può configgere tra donne: cercando e valorizzando il meglio dell'avversaria, riconoscendoglielo. Mi aspetto perciò che venga rispettato il suo insegnamento e che Luisa Muraro venga contraddetta, se qualcuna lo reputa necessario, con garbo, rispetto e riconoscenza. Tutte qualità di uno stile che purtroppo donne che amano il potere più di sè stesse riservano solamente al loro "capo" o ai loro compagni di gestione del potere.
*Articolo comparso su La 27Ora, de Il Corriere della Sera, in riferimento al dialogo comparso su "La libreria delle donne".
In copertina: Le sorelle di Cesare Breveglieri