di Lidia Campagnano
La parola d'ordine formulata qualche decennio fa dalle Donne in Nero - Fuori la guerra dalla storia non ha più niente di utopistico: è diventata una stringente necessità.
Progressivamente, fino a un oggi sull'orlo dell'abisso - le guerre tutte sono uscite dai binari di qualsiasi legalità, sono sempre più clamorosamente meccanismi impazziti e macellerie di donne uomini e bambini senza divisa, si sforzano persino, tra missili e droni, di limitare l'uso di eserciti in carne ed ossa, cioè di potenziali esseri umani responsabili. Si potrebbe dire che il nazismo ha infettato irrimediabilmente il mondo e anche i suoi avversari, passando anche per i bombardamenti a tappeto delle città e infine per Hiroshima e Nagasaki. La guerra è pura e semplice dinamica tra poteri e potenze anonime e incolori, ciascuna con il suo Capo-marionetta, o robot dall'aspetto e dall'eloquio penosi. L'umanità si gioca ormai nella guerra la sua sopravvivenza come specie (per non parlare della vita stessa sul pianeta) e tutto questo è così impensabile e penoso da richiedere la mobilitazione di tutta la propaganda umanistica possibile, di tutto il sentimentalismo retorico più elementare. E a crederci, e ad affogarci dentro sono questa volta i "dotti", soprattutto: pur di non vedere, pur di non capire. Pur di proibire la paura, che è un sano sentimento.
Nella foto la manifestazione di Milano del 21 Aprile 2022