Donne ai vertici: basta essere una donna? | Maria Grazia Caligaris
Featured

Donne ai vertici: basta essere una donna? | Maria Grazia Caligaris

Proponiamo l'intervento di Maria Grazia Caligaris, Presidente dell'associazione culturale "Socialismo Diritti Riforme ODV" in occasione dell'incontro "Donne al vertice: basta essere una donna?" svoltosi nell'Aula consiliare del Comune di Assemini.

La mia riflessione, con umiltà, intende partire dal quesito posto a fondamento della tavola rotonda. “Donne ai vertici: basta essere una donna?”. Un quesito che usando l’artificio retorico, ha già una risposta. Certo non basta essere donna per cambiare le dinamiche comportamentali nel ricoprire un incarico di vertice, ma sono convinta che possa fare la differenza. Ovviamente devono sussistere delle condizioni di garanzia. I diritti purtroppo non sono acquisiti per sempre e soprattutto in questo momento storico vengono messi in discussione, anche se al governo del nostro Paese c’è una premier donna.

E allora per evitare fraintendimenti, voglio considerare la domanda nella sua essenza e collocarla, per quanto è possibile, nel percorso di autodeterminazione delle donne, quello soltanto che offre la reale possibilità di poter fare scelte e quindi schierarsi. Oggi questo è il nostro compito, schierarci e distinguerci. Promuovere e sostenere un pensiero fuori dal quieto vivere. Rompendo gli schemi, le abitudini. Creando imbarazzo. Allontanarsi da quello che viene dato per scontato e socialmente accettato. Costruire percorsi alternativi, offrire visioni differenti dall’ordinario, proiettare un paradigma innovativo che faccia la differenza e che possa essere percepito positivamente diverso. In sostanza dire la propria verità, o meglio quella verità scomoda che spesso è comodo ignorare o far finta che non esista. Osare oltre il limite del consueto e dire non quello che gli altri si aspettano, che ti rende apprezzabile. E’ ritornato il tempo in cui le donne devono essere maleducate. Come lo sono state quelle che ci hanno permesso di aprire gli occhi e arrivare dove siamo adesso. E le nostre martiri sono le vittime del femminicidio! Sono donne che dicendo no, esprimendo finalmente se stesse, pagano addirittura con la vita la loro scelta. Le vogliamo ignorare o lasciarle nel novero delle incomprese o addirittura di quelle che hanno sbagliato!

Lo Stato non è dalla parte delle donne e fa poco o nulla per colmare il deficit di pari opportunità. Le Istituzioni non utilizzano gli strumenti che pure esistono per colmare il divario. Insomma non è neutrale. Incontrare forti difficoltà nella strada dell’emancipazione, nel lavoro, nella parità salariale, nella quotidianità della vita dentro casa, nell’affermazione di sé significa avere uno Stato nemico delle donne. Il compito assegnatoci dal maschilismo, continua a essere perpetrato senza inciampi mentre la nostra emancipazione continua a presentare ostacoli, difficoltà di cui spesso non siamo del tutto consapevoli.

Io sono convinta che ciò dipenda, in maniera preponderante dalla sfera politica e, in quell’ambito, dalla capacità di produrre eredità culturali, nuove, diverse non omologate. Il linguaggio, l’atteggiamento, il differente approccio ai problemi e le soluzioni devono avere un accento che suscita curiosità, che mostra ingegno e qualità.

Mentre negli ambiti sociali, in diversi campi lavorativi e artistici siamo riuscite ad affermare le identità femminili e portarle a sintesi, pur con le specificità derivanti dalla storia di ciascuna. La politica è ferma, è maschile, e produce un cliché fisso in cui le donne non riescono a fare breccia, se in casi davvero sporadici. I modelli proposti sono stereotipati e il linguaggio ha un orientamento sessuale che lo contraddistingue.

La conseguenza immediata è che le donne che approdano a quel mondo esclusivo attuano e agiscono o allo stesso modo degli uomini, ritenendo che solo così possano emergere, oppure accettando passivamente un ruolo ancillare. Nelle riunioni è facile che siano loro a organizzare i tavoli, a fornire le caramelle e a cedere il posto. Osservando una manifestazione dall’esterno si nota che le donne sono sempre marginali.

Gli spazi della politica sono limitativi della libertà personale, impongono norme di comportamento a cui non sembra possibile sottrarsi, seguono principi utilitaristici e strategie dettate dalla convenienza, spesso il bene comune è il mio bene. E, soprattutto risponde al mio bisogno di permanere in quello spazio di potere. Sono luoghi in cui solo alcuni decidono al vertice della piramide dei ruoli e gli altri obbediscono. E l’obbedienza richiede spesso persone che non fanno domande e che agiscono per confermare l’esistente anche perché vengono convinte che “non sono in grado”!

Le donne hanno il dovere di infrangere questa routine. Per farlo devono avere un obiettivo e da esso non discostarsi, qualunque cosa accada. C’è un alto rischio di isolamento e di espulsione, ritengo che le persone che sono qui stasera lo abbiano sperimentato personalmente ma penso che sia l’unico strumento per farsi riconoscere e introdurre un cambiamento. Abbiamo bisogno di allargare la solidarietà ma questo è un altro aspetto che contrasta con il modello dominante e con la cultura delle donne abituate da sempre a sminuirsi e sminuire chi tra loro emerge per qualità e indipendenza.

Ritengo quindi che debba esserci un’etica della condotta femminile ai vertici che debba rispettare alcuni principi. Non parole vuote ma valori irrinunciabili. Perché una donna che raggiunge una posizione apicale, soprattutto in politica, riveste quel ruolo per tutte le donne. E se sbaglia, quell’errore ricadrà su tutte le donne e ne comprometterà il futuro raggiungimento di quello e di un altro ruolo.

Cosa voglio dire a conclusione di questo ragionamento?

Voglio sottolineare che il distacco esistente tra l’essere e l’apparire deve essere colmato, ma questo possono farlo solo le donne, ammesso che davvero vogliano impegnarsi per gestire una società che sempre di più presenta un conto salatissimo in termini di democrazia, pari opportunità e giustizia sociale. Fondamentale – e concludo – è colmare il gap generazionale. Sono indispensabili le giovani donne per raccogliere eredità e per portare avanti con determinazione l’emancipazione di tutte e tutti.




Potrebbero interessarti anche:

Ricevi tutti gli
aggiornamenti!

È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento facendo clic sul collegamento nel footer delle nostre mail. Usiamo Mailchimp come piattaforma di marketing. Cliccando per iscriverti, accetti che le tue informazioni saranno trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Scopri di più sulle pratiche sulla privacy di Mailchimp.

Scuola Alta Formazione Donne di Governo


L'unica istituzione femminile dedicata a una nuova formazione, che offre a tutti e a tutte la possibilità di realizzare un cambio di civiltà nei vari aspetti del cammino umano: scuola, cultura, economia, famiglie, arti, scienze.

Seguici su e su