di Giovanna Piaia, Presidente della Fondazione Scuola di Alta Formazione Donne di Governo
Ridimensionate le aspettative sulla presenza femminile nella politica istituzionale, e verificato che essere “semplicemente Giorgia” o semplicemente “donna” non garantisce la capacità di fare la differenza, cerchiamo e attendiamo di vedere nel panorama delle immagini e degli slogan elettorali qualcosa di diverso da parte delle donne candidate. Vale la pena fare questo check up e osservare in questo breve tempo di pre-elezioni europee come si caratterizza il linguaggio, le immagini e gli slogan che accompagnano la candidatura delle donne.
Questo dibattito è sempre più ispirato dalla potenziale qualità differente del protagonismo femminile, raramente espressa sulla scena della politica centrale, mentre è rintracciabile frequentemente in donne amministratrici dei governi locali e in vari spazi del mondo culturale e produttivo. In questi luoghi, si realizzano pratiche politiche che la filosofa Annarosa Buttarelli ha definito “La Novità Storica”, formula che dà il nome a un importante percorso promosso dalla Fondazione Scuola di Alta Formazione Donne di Governo in varie città d’talia.
La ginecologa Sandra Morano, formatrice nella Fondazione, in un articolo del settembre 2022, auspicava che il binomio “donne-società della cura” fosse il focus delle elezioni politiche di quell’anno. “In questi giorni, affermava Sandra Morano, aldilà dei proclami e degli slogan, sta celebrandosi una ennesima competizione elettorale che non parla alle e con le donne. La “Novità storica”, in assenza di formazioni politiche che parlino alle e con le donne, si è costituita come rete nazionale delle donne amministratrici, trasversale ai partiti: interloquisce, forma e supporta un numero sempre maggiore di amministratrici locali. Per la prima volta in Italia, queste si possono organizzare, tentando di coniugare la politica della differenza con la necessaria trasformazione delle istituzioni dai tratti ancora patriarcali, privilegiando il dialogo e la formazione delle protagoniste e delle elette."
La comunicazione politica delle donne
La campagna elettorale in corso sarà una nuova occasione per valutare lo stato della comunicazione politica delle donne candidate. Con o senza il loro volto sui manifesti, vedremo quanto marcata o smorzata sarà la personalizzazione leaderistica, ormai regola della politica istituzionale e di partito. Già appare in modo evidente l’andare oltre la mediazione dei partiti, in vista di una connessione affettiva diretta tra leader e popolo, ben espressa nella proposta di farsi chiamare con il solo nome di battesimo sui manifesti elettorali. Un’apparente democrazia diretta, senza intermediari e senza ascolto reciproco.
Anche la pratica della “persuasione competitiva” non è un’invenzione che caratterizza le donne: si può essere aggressive conducendo una campagna diffamatoria contro i propri avversari; oppure si può assertire, concentrandosi sulla sola costruzione della propria immagine.
Per fortuna, specifiche ricerche mostrano marcate differenze di genere nella reazione alle strategie di persuasione politica. Le donne sembrano rispondere in modo opposto rispetto agli uomini di fronte a una campagna elettorale aggressiva. Restano aperte le domande: le donne possono costituire una società femminile? e il fatto di essere donna può ispirare di più rispetto alla visione ideologica? La differenza-donna deve fare la differenza oppure verranno meno fiducia e speranza.
La semplice scalata al potere senza mettere in discussione i valori misogini e patriarcali ancora diffusi, non darà mai una risposta evolutiva alla politica. Il femminismo radicale ha dato ben ragione del fatto che “una donna” senza un nome e un cognome non esiste. “Una donna” senza ancoraggio nella politica delle donne non è garanzia di cambiamento, né di trasformazione della agonizzante politica di genealogia maschile.